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CNDCEC: indicazioni sulla stima del costo del capitale nelle valutazioni di bilancio e impairment test

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​​​​​​​​​​​​​Ultimo aggiornamento del 3.11.2025 | Tempo di lettura ca. 3 minuti​


Nel luglio 2025 il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) ha pubblicato il documento di ricerca “I fattori addizionali di rischio nel costo del capitale per le valutazioni di bilancio e l’impairment test”, elaborato dalla Commissione di Studio “Valutazioni per il bilancio”. Il testo affronta un tema di crescente importanza per la redazione dei bilanci e le valutazioni ai fini dell’impairment test, ambito in cui la determinazione del costo del capitale rappresenta una variabile chiave.

Il ruolo nei principi contabili nazionali e internazionali

Nell’ambito delle più comuni esperienze professionali di valutazione, il tema riveste un ruolo centrale in ottica di impairment test per la valutazione delle partecipazioni e dell’avviamento, con riferimento al principio contabile OIC 9 – Svalutazioni per perdite durevoli di valore e ai principi contabili internazionali IFRS 3 – Business Combinations e IAS 36 – Impairment of Assets.

L’obiettivo del documento di ricerca

Il documento intende fornire un orientamento teorico e operativo sulla corretta individuazione e misurazione dei fattori di rischio che incidono sul costo medio ponderato del capitale (WACC). Nella prassi, infatti, la semplice applicazione del modello CAPM non sempre consente di rappresentare tutti i profili di rischio a cui è esposta un’impresa.

La Commissione rileva che, in presenza di specifiche condizioni operative o di contesto, possono rendersi necessari premi addizionali di rischio, capaci di modificare sensibilmente il tasso di attualizzazione utilizzato nei modelli di Discounted Cash Flow.

Fattori addizionali di rischio nel costo del capitale aziendale

Tra i principali fattori considerati, il documento individua:
  • il rischio Paese (country risk premium), che riflette le incertezze politiche, economiche o valutarie del contesto in cui l’impresa opera, stimato normalmente attraverso il differenziale di rendimento tra titoli di Stato di Paesi con diverso merito creditizio;
  • il rischio dimensionale (size premium), che riconosce alle imprese di minori dimensioni un maggior livello di rischio operativo e finanziario, stimabile in base alle caratteristiche strutturali e al grado di solidità economico-patrimoniale; e
  • il rischio di esecuzione di un piano di sviluppo d’impresa (execution risk), che riguarda la capacità dell’impresa di realizzare i propri piani industriali, particolarmente rilevante nei casi di startup, ristrutturazioni o processi di turnaround.

Accanto a questi elementi, viene richiamato il concetto di total beta, un coefficiente che misura il rischio complessivo – sistematico e specifico – e che risulta particolarmente utile quando non sia possibile stimare puntualmente i singoli premi di rischio o quando gli azionisti non siano adeguatamente diversificati.

Prospettiva stand-alone e prospettiva aggregata

Un aspetto centrale del documento riguarda la distinzione tra prospettiva stand-alone e aggregata.
Nel primo caso, tipico delle valutazioni autonome di singole società o partecipazioni, i fattori addizionali di rischio vanno considerati in funzione delle caratteristiche dell’impresa.

Nel secondo, riferito a Cash Generating Unit integrate in un gruppo, la valutazione deve invece tener conto della composizione dell’azionariato: nelle società con base azionaria ampia e diversificata i rischi specifici risultano neutralizzati, mentre nelle imprese a controllo familiare o imprenditoriale i premi addizionali assumono maggiore rilevanza.

Conclusioni

Pur non avendo carattere vincolante, il documento rappresenta un utile riferimento per i professionisti della valutazione, contribuendo a uniformare la prassi e a promuovere un approccio coerente e documentato nella determinazione del costo del capitale.

Valutazioni fondate su analisi tecnicamente solide e prudenti, sottolinea il CNDCEC, rafforzano la qualità dell’informazione economico-finanziaria e la fiducia degli stakeholder, consolidando il ruolo del professionista come garante di trasparenza e attendibilità nei processi valutativi.​​​​​​

In un contesto in cui la complessità delle valutazioni cresce insieme alla responsabilità di chi le redige, la solidità delle basi metodologiche e la coerenza dei presupposti rappresentano una condizione essenziale per costruire valori credibili e decisioni consapevoli, a supporto di bilanci e strategie aziendali sostenibili nel tempo.

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