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I nuovi obblighi a carico del datore di lavoro alla luce della legge n. 132/2025 in materia di intelligenza artificiale

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​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​Ultimo aggiornamento del 12.11.2025 | Tempo di lettura ca. 5 minuti

Entrata in vigore il 10 ottobre 2025, la Legge 23 settembre 2025, n. 132 rappresenta il primo intervento del legislatore italiano in materia di intelligenza artificiale. La legge si pone in linea di continuità con l’AI Act (Regolamento UE 2024/1689), che viene richiamato e sviluppato in diversi ambiti d’applicazione, tra cui in particolare quello lavorativo, integrando e specificando gli obblighi relativi all’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale nei rapporti di lavoro.

La crescente diffusione di sistemi di intelligenza artificiale nei luoghi di lavoro e nei diversi contesti aziendali – in particolare nelle attività di selezione, gestione, valutazione e cessazione del personale – ha reso necessario un intervento normativo organico volto a definirne in modo concreto i criteri di utilizzo. In questo quadro, si inserisce la Legge n. 132/2025, che introduce i principi generali sull’impiego dell’intelligenza artificiale e disciplina, all’art. 11, l’utilizzo di detti sistemi nei rapporti di lavoro, cercando di stabilire un equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti fondamentali.

La norma si coordina con l’ormai noto AI Act, ma anche con la preesistente normativa nazionale e, più nel dettaglio, con lo Statuto dei Lavoratori nonché con il D. Lgs. n. 152/1997, come modificato dal D. Lgs. 104/2022 (cd. Decreto Trasparenza), che disciplina gli obblighi informativi a carico dei datori di lavoro. 
L’art. 11 della Legge 23 settembre 2025, n. 132: le disposizioni sull’uso dell’AI nei contesti lavorativi
L’art. 11 della L. 132/2025, rubricato “Disposizioni sull’uso dell’intelligenza artificiale in materia di lavoro” è composto da tre commi, ciascuno dei quali definisce principi chiave per l’impiego dell’AI nel contesto lavorativo.

Anzitutto, il primo comma prevede che l’AI debba essere impiegata “per migliorare le condizioni di lavoro, tutelare l’integrità psicofisica dei lavoratori, accrescere la qualità delle prestazioni lavorative e la produttività”. La norma, pur formulata in termini ampi, fissa un importante principio: l’AI è ammessa esclusivamente laddove si configuri come elemento di progresso organizzativo e produttivo. Non solo: il suo utilizzo deve essere giustificato da un effettivo vantaggio per i lavoratori, non potendo in alcun modo ledere la loro integrità psicofisica.

Il secondo comma stabilisce che l’AI “deve essere sicura, affidabile, trasparente e non può svolgersi in contrasto con la dignità umana né violare la riservatezza dei dati personali”. Questo comma rafforza il principio etico fondamentale secondo cui detta tecnologia, pur avendo un potenziale ad oggi inquantificabile, non può in alcun disattendere al rispetto dei diritti dei lavoratori. Per questo motivo – continua la norma – viene posto a carico del datore di lavoro l’obbligo di “informare il lavoratore dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale” sulla base di quanto previsto dal Decreto Trasparenza, garantendo così, da un lato, piena trasparenza verso il lavoratore e, dall’altro, un controllo reale sull’impiego della tecnologia.

Da ultimo, il terzo comma si concentra sulla parità di trattamento e la non discriminazione, affermando che l’AI deve garantire “l’osservanza dei diritti inviolabili del lavoratore senza discriminazioni in funzione del sesso, dell’età, delle origini etniche, del credo religioso, dell’orientamento sessuale, delle opinioni politiche e delle condizioni personali, sociali ed economiche, in conformità al diritto dell'Unione Europea”. Il richiamo al rispetto della normativa unionale evidenzia l’armonizzazione della normativa nazionale con gli standard europei, rafforzando l’idea che l’AI debba essere impiegata in ogni fase del rapporto di lavoro – dalla selezione del personale fino alla cessazione – in maniera equa e inclusiva, prevenendo qualsiasi forma di discriminazione.

Obblighi informativi e policy aziendali per l’utilizzo dei sistemi di AI

Il nuovo quadro normativo introdotto dalla Legge n. 132/2025 rende evidente l’esigenza di chiarire le modalità di impiego dei sistemi di AI nei rapporti di lavoro, con particolare attenzione alla trasparenza e alla tutela dei lavoratori.

Da quanto esposto, emerge chiaramente l’importanza di coordinarsi con il Decreto Trasparenza, che ha introdotto l’art. 1-bis nel D. Lgs. n. 152/1997. 

Tale articolo, in particolare, disciplina le modalità di informazione a carico del datore di lavoro nei casi in cui vengano impiegati sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati, fornendo pertanto un quadro di riferimento per l’adempimento del secondo comma dell’art. 11 della Legge n. 132/2025. Quest’ultimo infatti – come detto – stabilisce che il datore di lavoro o il committente debbano informare il lavoratore sull’utilizzo dei sistemi di AI nei casi e con le modalità previste dal menzionato art. 1-bis. In concreto, il Decreto Trasparenza prevede che il datore di lavoro debba comunicare ai lavoratori, prima dell’inizio dell’attività lavorativa, informazioni sulle finalità nonché sugli scopi dei sistemi, sui dati e sulle decisioni che incidono sul rapporto di lavoro, sulla logica di funzionamento dei sistemi nonché sulle misure di controllo adottate per le decisioni automatizzate, garantendo altresì la possibilità di richiedere chiarimenti tramite le rappresentanze sindacali, cui il datore è tenuto a rispondere entro 30 giorni. Ogni modifica significativa deve essere comunicata per iscritto almeno 24 ore prima, assicurando continuità e trasparenza nell’informazione.
 
In questo contesto, la predisposizione di policy aziendali sull’uso dei sistemi di AI assume un ruolo strategico e multifunzionale: oltre a supportare il rispetto degli obblighi normativi, tali policy possono definire procedure chiare per la gestione di detti sistemi, la supervisione umana – che è pressoché quasi sempre necessaria -, il monitoraggio delle decisioni automatizzate e la sicurezza dei dati personali. 

In sintesi, adottare una policy strutturata non solo facilita l’adempimento degli obblighi informativi previsti dal secondo comma dell’art. 11 a carico dei datori di lavoro, ma consente altresì di consolidare un approccio etico e responsabile, garantendo trasparenza, sicurezza e protezione dei lavoratori, e allo stesso tempo valorizzando l’innovazione tecnologica come elemento di progresso organizzativo, in linea con quanto previsto dal primo comma dello stesso articolo.

Conclusione​

L’adozione di sistemi di AI nei contesti lavorativi non rappresenta di per sé una minaccia: ciò che conta è come tali strumenti vengono utilizzati. La Legge n. 132/2025 traccia una strada chiara, esortando i datori di lavoro a integrare la tecnologia in maniera consapevole, controllata e orientata a risultati concreti, dove l’innovazione diventa strumento di efficienza e supporto alle decisioni, sempre nel rispetto di un principio di antropocentrismo che pone l’essere umano al centro del processo decisionale e organizzativo, valorizzandone il ruolo e il giudizio.​​​​​

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