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La tutela dell’ambiente entra in Costituzione: quali le implicazioni per le imprese?

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Ultimo aggiornamento del 10.02.2022 | Tempo di lettura ca. 4 minuti


La riforma, approvata l'8.02.2022, degli articoli 9 e 41 della Costituzione italiana, con l'introduzione (tra l’altro) di due nuovi limiti all'iniziativa economica privata ovvero la salute e l'ambiente comporta rilevanti conseguenze nell’ambito della gestione e strategia di impresa: i criteri ambientali, unitamente all’impatto sociale delle politiche aziendali ed ai temi di una gestione aziendale ispirata a buone pratiche e a principi etici assumono infatti sempre maggior rilievo, non solo etico, ma anche all’interno della normativa nazionale.

L'8 febbraio 2022 la Camera dei deputati ha definitivamente approvato il disegno di legge di riforma costituzionale già approvato dal Senato che introduce rilevanti modifiche in punto di tutela dell’ambiente.

Le modifiche riguardano:

- l’art. 9 della Costituzione – in materia di principi fondamentali – cui viene aggiunto un nuovo comma che stabilisce che la Repubblica  “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”;

- l’art. 41 della Costituzione (che si trova nel titolo III, rubricato “rapporti economici”) che viene integrato da specifici incisi dedicati all’ambiente di seguito riportati in grassetto: 

      1. L'iniziativa economica privata è libera;
      2. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana;
      3. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.

Si tratta di modifiche di enorme portata, dal momento che le stesse trovano collocazione all’interno della Costituzione della Repubblica Italiana ovvero all’interno della legge fondamentale dello Stato italiano, che occupa il vertice della gerarchia delle fonti nell'ordinamento giuridico della Repubblica. 

La sua riforma nel senso della tutela dell’ambiente e della sostenibilità nell'interesse delle future generazioni è quindi un segno assai importante della via che il Paese sta perseguendo.

La modifica, in linea con quanto previsto dalla Carta di Nizza (Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea), che si occupa della tutela dell’ambiente all'art. 37, e dall’art. 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), deve essere dunque attentamente valutata dalle imprese italiane. 

La riforma introduce infatti due nuovi limiti alla libertà imprenditoriale ovvero all’iniziativa economica privata. 

Essa non deve recare danno:
  • alla salute, all’ambiente,
  • alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

I primi due limiti (salute e ambiente), introdotti con la riforma dello scorso 8 febbraio, vengono addirittura anteposti agli altri, dando in tal modo attuazione al novellato art. 9 della Costituzione che menziona la tutela dell’ambiente come valore primario da tutelare. 

Inoltre, la destinazione e il coordinamento dell'attività economica pubblica e privata avvengono non solo per fini sociali ma anche per fini ambientali.

Quali sono dunque le conseguenze per le imprese? 

I criteri ambientali, unitamente all’impatto sociale delle politiche aziendali ed ai temi di una gestione aziendale ispirata a buone pratiche e a principi etici trovano e sempre più troveranno spazio ed attenzione all’interno della normativa nazionale e nelle aule dei Tribunali italiani (ove già di recente si è imposta la tematica del cd. Green-washing e vi è stata la sanzione di un’azienda per aver tentato di mostrarsi pubblicamente più attenta, sensibile ed attivamente impegnata in questioni ambientali di quanto lo fosse effettivamente) con rilevanti conseguenze nell’ambito della gestione e strategia di impresa.  

Ma non solo: la compliance di un’impresa a tali criteri sarà sempre di più utilizzata dagli investitori per valutare e decidere le proprie scelte di investimento e dai consumatori per orientare le proprie scelte di acquisto di prodotti.

E’ bene dunque che le imprese pongano sempre più attenzione alla tematica ambientale, all’impatto della propria attività di impresa sull’ambiente e, più in generale, al tema della sostenibilità, dotandosi di idonei strumenti, quali i bilanci di sostenibilità ed avvalendosi di professionisti specializzati ed enti certificatori che possano verificare la compliance delle stesse alla normativa, nonché riconoscere l'impegno delle imprese nel rispetto dei criteri ESG (“E: ambiente; S: impatto sociale e G: gestione aziendale ispirata a buone pratiche e principi etici”) e, più in generale, in materia di Corporate Social Responsability.

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Federica Bargetto

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