Utilizziamo cookie tecnici per personalizzare il sito web e offrire all’utente un servizio di maggior valore. Chiudendo il banner e continuando con la navigazione verranno installati nel Suo dispositivo i cookie tecnici necessari ai fini della navigazione nel Sito. L’installazione dei cookie tecnici non richiede alcun consenso da parte Sua. Ulteriori informazioni sono contenute nella nostra Cookie Policy.



L’Agenzia delle Entrate ostacola l’adozione delle auto elettriche aziendali: il caso del rimborso del costo delle ricariche ai dipendenti

PrintMailRate-it

​​​​​​​​​​​​​Ultimo aggiornamento del 3.10.2025 | Tempo di lettura ca. 3 minuti​


Com’è noto a chi le utilizza, ma forse non troppo a chi se ne occupa senza però conoscerne il tipico paradigma d’uso, le auto elettriche si ricaricano prevalentemente presso la propria abitazione. Ciò è essenziale non solo per ragioni economiche (il costo casalingo si aggira sui 25 centesimi al kWh, mentre presso le colonnine pubbliche si oscilla tra i 40 centesimi e l’euro) ma soprattutto per ragioni di praticità: caricandola di notte non si spreca tempo e si parte la mattina col “pieno”.

Nella risposta ad interpello 421/2023, ribadita nella risposta 237/2025 (cfr. Il sole 24 ore dell’11/9/2025) per il caso di auto aziendale concessa in uso promiscuo al dipendente, l’Agenzia ha sostenuto che il rimborso della spesa per l’energia immessa nell’auto presso la propria abitazione, anche se puntualmente documentata, costituirebbe reddito imponibile per il dipendente. 

Si sostiene che tale consumo di energia “non rientra tra i beni e servizi forniti dal datore di lavoro (cd. “fringe benefit”), ma costituisce un rimborso di spese sostenuto dal lavoratore”. Precisa la risposta che le somme che il datore di lavoro corrisponde al lavoratore a titolo di rimborso spese costituiscono reddito, “ad eccezione delle spese rimborsate nell’esclusivo interesse del datore di lavoro, anticipate dal dipendente per snellezza operativa, quali ad esempio l’acquisto di beni strumentali di piccolo valore, come carta della fotocopia o della stampante […]”.

Sembra che l’Agenzia non si renda conto che i rimborsi in questione rientrano proprio tra le eccezioni che essa stessa elenca, trattandosi non di rimborso di una spesa personale, ma di una spesa sostenuta nell’esclusivo interesse del datore di lavoro anticipata dal dipendente per snellezza operativa.

Infatti, nella normalità dei casi, l’accordo di concessione di un’auto ad uso promiscuo stabilisce che il datore di lavoro si impegna a tenere indenne il dipendente di qualsiasi spesa inerente l’uso dell’auto, dall’acquisto alla spesa di manutenzione, ivi incluso il costo dell’energia (che si tratti di benzina o energia elettrica poco conta) necessaria per il movimento. Pertanto la spesa per la ricarica è sostenuta nell’esclusivo interesse del datore di lavoro, tanto quanto l’acquisto e le altre spese connesse all’utilizzo. D’altra parte per via della normativa atta a contrastare le locazioni di immobili non dichiarate, è impedito alle aziende elettriche intestare il contratto di fornitura di energia a soggetti diversi da quelli che hanno un titolo di possesso dell’immobile. Da qui la “snellezza operativa” per cui il contratto di fornitura non può che essere intestato al dipendente o ad un suo familiare co-residente.

Del resto, nemmeno si può considerare che il dipendente intaschi in denaro od in natura una utilità non tassata: nel calcolo del costo del cd. “fringe benefit” che gli viene tassato in busta paga è incluso il costo dell’energia in questione, sicché tassare anche il rimborso delle ricariche determinerebbe una doppia tassazione.

Questa posizione di chiusura ingiustificata crea danni che vanno ben oltre la mera questione fiscale.
Così procedendo non solo si provoca un vero e proprio blocco alla diffusione di auto elettriche – laddove invece proprio le auto aziendali potrebbero dare una svolta decisiva nella direzione “green” – ma si incentiva un uso totalmente sbagliato delle auto ibride “plug-in”, provocando addirittura un aumento delle emissioni.

Se infatti il dipendente dovesse subire una doppia tassazione sul costo dell’energia elettrica, di sicuro eviterà di ricaricare l’auto a proprie spese, ma preferirà rifornirla esclusivamente con carburante di origine fossile. Si vanifica così lo scopo per il quale queta tipologia di auto sono progettate, con l’aggravante rispetto alle auto termiche tradizionali di portarsi dietro il peso aggiuntivo della doppia motorizzazione e della batteria ad alto voltaggio, e quindi con un consumo di carburante addirittura più elevato. Con buona pace degli incentivi offerti dallo stato per aumentarne la diffusione. ​

dalla newsletter

​​​​​Tax Newsletter​​​​​​

autore

Contact Person Picture

Giampiero Guarnerio

Dottore Commercialista e Revisore legale

Partner

+39 02 6328 841

Invia richiesta

Profilo

i nostri servizi

Skip Ribbon Commands
Skip to main content
Deutschland Weltweit Search Menu