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Nuova sentenza della Corte di Cassazione sulla diffamazione online

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La Corte di Cassazione è tornata ad esprimersi sul tema della diffamazione via web con la sentenza n. 3516 del 2019.


Nel caso di specie, un giornalista accusava il direttore di una società di gestione dei trasporti di applicare tariffe equiparabili ad un “pizzo” e di aver istituito una sorta di “cartello colombiano”.


I giudici di legittimità hanno ritenuto la sussistenza del reato di diffamazione aggravata ex art 595 co. 3 c.p., in quanto il diritto di cronaca non deve mai eccedere in offese alla dignità personale tramite espressioni denigratorie e sovrabbondanti rispetto al fine di cronaca. 


Si consolida, pertanto, l’orientamento per cui la pervasività dei nuovi mezzi di comunicazione di massa impone di individuare dei limiti di liceità nell’ottica di un bilanciamento tra il diritto di cronaca e la tutela dei diritti fondamentali delle persone. La sentenza esamina il requisito della c.d. continenza, per cui il diritto di critica deve essere esercitato nel rispetto del principio di proporzionalità, senza sfociare nella gratuita aggressione della reputazione altrui.


Nell’ipotesi al vaglio, la condotta lesiva della reputazione è risultata aggravata dall’utilizzo dello strumento informatico rivelatosi funzionale all’obiettivo del giornalista.


La rete, tuttavia, non può essere considerata come una zona franca ma rappresenta un piano ove la tutela dei diritti deve essere assicurata nel rispetto di tutti gli interessi in gioco.

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