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Coronavirus: gli impatti privacy delle misure previste dal Governo

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Ultimo aggiornamento del 18.03.2020 | Tempo di lettura ca. 3 minuti

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Il “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”, adottato dal Governo e frutto di lavoro con le rappresentanze sindacali nazionali, affronta anche il tema della necessaria raccolta di informazioni in occasione dell’accesso dei dipendenti in azienda al fine di prevenire la diffusione del Coronavirus. 

In particolare, l’art. 2 del Protocollo sancisce che “Il personale, prima dell’accesso al luogo di lavoro potrà essere sottoposto al controllo della temperatura corporea. Se tale temperatura risulterà superiore ai 37,5°, non sarà consentito l’accesso ai luoghi di lavoro. Le persone in tale condizione - nel rispetto delle indicazioni riportate in nota - saranno momentaneamente isolate e fornite di mascherine non dovranno recarsi al Pronto Soccorso e/o nelle infermerie di sede, ma dovranno contattare nel più breve tempo possibile il proprio medico curante e seguire le sue indicazioni. Il datore di lavoro informa preventivamente il personale, e chi intende fare ingresso in azienda, della preclusione dell’accesso a chi, negli ultimi 14 giorni, abbia avuto contatti con soggetti risultati positivi al COVID-19 o provenga da zone a rischio secondo le indicazioni dell’OMS”.
 
Tale controllo degli accessi ha pertanto degli impatti privacy, che lo stesso Protocollo prende in considerazione suggerendo di:
  • Rilevare la temperatura corporea senza registrare il dato acquisito;
  • Se necessario, registrare il superamento della soglia di temperatura solo qualora sia necessario a documentare le ragioni che hanno impedito l’accesso ai locali aziendali; 
  • Fornire l’informativa sul trattamento dei dati personali (anche come integrazione alle informative già erogate, omettendo le informazioni di cui l’interessato è già in possesso). In tal senso:
  1. La finalità è rappresentata  dalla prevenzione dal contagio da COVID-19;
  2. La base giuridica è costituita dall’adempimento di obblighi di legge quale, in particolare, l’art. 9 c. 2 lett. B GDPR, l’implementazione dei protocolli di sicurezza anti-contagio ai sensi dell’art. 1 n. 7, lett. d) del DPCM 11 marzo 2020 e il Protocollo in esame;
  3. L’eventuale conservazione dei dati raccolti è ammessa e legittima fino  al termine dello stato d’emergenza;
  • Definire le misure di sicurezza e organizzative adeguate a proteggere i dati. In particolare, sotto il profilo organizzativo, occorre

- Individuare i soggetti preposti al trattamento;

- Fornire loro le istruzioni necessarie (ad es. attraverso nomine ad hoc o una procedura/linea guida);

- Se esterni, nominarli/integrare la loro nomina a responsabili esterni;

- Non diffondere o comunicare a terzi i dati raccolti ad eccezione dei casi previsti da specifiche previsioni normative (es. in caso di richiesta da parte dell’Autorità sanitaria per la ricostruzione della filiera degli eventuali “contatti” stretti di un lavoratore risultato positivo al COVID-19); 

- In caso di isolamento momentaneo dovuto al superamento della soglia di temperatura, assicurare modalità tali da garantire la riservatezza e la dignità del lavoratore. Tali garanzie devono essere assicurate anche nel caso in cui il lavoratore comunichi all’ufficio responsabile del personale di aver avuto, al di fuori del contesto aziendale, contatti con soggetti risultati positivi al COVID-19 e nel caso di allontanamento del lavoratore che durante l’attività lavorativa sviluppi febbre e sintomi di infezione respiratoria e dei suoi colleghi;

- Aggiornare il registro dei trattamenti;

- Effettuare una valutazione di impatto.


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Nadia Martini

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​La celere diffusione del Coronavirus ci ha portato negli ultimi giorni a dover fronteggiare situazioni inconsuete e uniche nel loro genere. Nella presente sezione intendiamo far luce su alcune importanti novità, spiegando le principali criticità e provando, per quanto possibile, a fornire possibili soluzioni.
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