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Credito d’imposta ZES unica Mezzogiorno: proroga al 2028 e possibile ampliamento territoriale

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​​​​​​​​​​​​​​​Ultimo aggiornamento del 26.11.2025 | Tempo di lettura ca. 5​​​​ minuti​

Il disegno di legge di bilancio 2026 proroga fino al 2028 il credito d’imposta per gli investimenti nella ZES unica e ne modifica in parte la disciplina. Si tratta di un’agevolazione che negli ultimi anni ha rappresentato uno dei principali strumenti di attrazione degli investimenti nel Mezzogiorno, contribuendo al rilancio economico di regioni come Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise e le zone assistite dell’Abruzzo. 

Una tra le novità più interessanti previste dal disegno di legge riguarda la possibile inclusione nel perimetro agevolativo anche di Marche e Umbria, regioni classificate come “in transizione” nella proposta normativa, e che vedrebbero in tale ingresso un’opportunità strategica di grande rilievo. 

Il provvedimento, trasmesso alla Camera lo scorso 16 ottobre 2025, qualora completasse positivamente il proprio iter, estenderebbe il beneficio previsto dall’articolo 16 del D.L. 124/2023 e ne prorogherebbe l’operatività dal 1° gennaio 2026 al 31 dicembre 2028 entro i nuovi limiti di spesa fissati in 2,3 miliardi per il 2026, 1 miliardo per il 2027 e 750 milioni per il 2028.

Rimangono applicabili, per quanto compatibili, le disposizioni del decreto 17 maggio 2024. Possono accedere al credito d’imposta tutte le imprese (a prescindere dalla forma giuridica e dal regime contabile adottato) già operative o di nuova costituzione nella ZES unica. Come già previsto in passato, restano esclusi alcuni settori specifici, tra cui l’industria siderurgica, carbonifera e della lignite, i trasporti (con l’eccezione delle attività di magazzinaggio e supporto ai trasporti) e le relative infrastrutture, la produzione, lo stoccaggio, la trasmissione e la distribuzione di energia e le infrastrutture energetiche, la banda larga, oltre agli operatori dei settori creditizio, finanziario e assicurativo. Sono inoltre escluse le imprese in stato di liquidazione o scioglimento e quelle considerate in difficoltà ai sensi del regolamento europeo 651/2014.

Per tutte le altre imprese, l’agevolazione rimane pienamente fruibile a condizione che gli interventi rientrino in un progetto di investimento iniziale e riguardino beni strumentali nuovi, acquisiti in proprietà o tramite leasing. Sono quindi ammissibili macchinari, impianti, attrezzature, nonché investimenti in terreni e immobili strumentali. Permangono anche i limiti quantitativi: l’investimento deve essere almeno pari a 200.000 euro, non può superare i 100 milioni per singolo progetto e il valore di terreni e fabbricati non può eccedere il 50 per cento dell’investimento agevolato complessivo. Gli investimenti in beni immobili strumentali sono ammissibili all’agevolazione anche qualora riguardino immobili già utilizzati dal dante causa o da altri soggetti per lo svolgimento di un’attività economica.

​Riepilogo - Credito imposta ZES unica Mezzogiorno​
​Condizioni di accesso
  • Progetto di investimento iniziale
  • Beni strumentali nuovi
  • Acquisto in proprietà o leasing​
​Beni ammissibili
  • ​Macchinari
  • Impianti
  • Attrezzature
  • Terreni
  • Immobili strumentali
​Limiti quantitativi
  • ​Investimento minimo: 200.000 Euro
  • Investimento massimo: 100 milioni Euro per progetto
  • Valore terreni e fabbricati ≤ 50 per cento dell’investimento agevolato complessivo

La proroga conferma anche l’impianto procedurale basato sul meccanismo della doppia comunicazione. Ogni investimento deve essere comunicato preventivamente all’Agenzia delle Entrate tra il 31 marzo e il 30 maggio dell’anno in cui viene realizzato, indicando sia le spese sostenute dal 1° gennaio sia quelle che si prevede di sostenere entro il 31 dicembre dello stesso anno (ad esempio, per gli investimenti del 2026 la comunicazione va inviata tra il 31 marzo e il 30 maggio 2026).

A questa prima fase segue, all’inizio dell’anno successivo, una comunicazione integrativa obbligatoria da presentare tra il 3 e il 17 gennaio (ad esempio, per gli investimenti del 2026 la comunicazione integrativa va trasmessa tra il 3 e il 17 gennaio 2027). In tale sede l’impresa deve attestare gli investimenti effettivamente realizzati, allegare le fatture elettroniche, indicare l’importo del credito maturato e presentare la certificazione contabile rilasciata dal revisore incaricato o, se non soggetta a revisione, da un revisore legale o da una società di revisione. È inoltre previsto che gli investimenti indicati nella comunicazione integrativa non possano eccedere quelli dichiarati nella prima comunicazione.

Nella struttura del credito rimane il meccanismo di rideterminazione. Qualora i beni agevolati non entrino in funzione entro il secondo periodo d’imposta successivo alla loro acquisizione o ultimazione, oppure vengano ceduti, dismessi, destinati a finalità estranee all’attività d’impresa o trasferiti a strutture produttive diverse da quelle che hanno generato il diritto all’agevolazione entro il quinto periodo d'imposta successivo a quello nel quale sono entrati in funzione, il credito deve essere rideterminato, escludendo tali investimenti. Lo stesso principio si applica anche ai beni acquisiti in leasing, a prescindere dall’eventuale esercizio del riscatto. Il credito d’imposta utilizzato in misura eccedente rispetto all’importo rideterminato deve essere restituito mediante versamento da effettuare entro il termine previsto per il pagamento a saldo dell’imposta sui redditi relativa al periodo d’imposta in cui si verificano le circostanze indicate.

L’ammontare massimo del credito d’imposta fruibile da ciascun beneficiario corrisponde al credito risultante dalla comunicazione integrativa, moltiplicato per la percentuale che sarà resa nota con apposito provvedimento dell’Agenzia delle Entrate che verrà emanato entro dieci giorni dalla scadenza per la presentazione delle comunicazioni integrative. Tale percentuale sarà determinata rapportando il limite di spesa complessivo all’ammontare totale dei crediti d’imposta indicati nelle comunicazioni integrative.

Il credito così determinato potrà essere utilizzato esclusivamente in compensazione mediante modello F24. 

La proroga si inserisce in una strategia chiara: sostenere il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno e attrarre nuovi investimenti. La stabilità dell’incentivo e l’estensione temporale fino al 2028 rafforzano le condizioni per una crescita sostenibile e duratura nei territori interessati. Per le imprese che guardano all’Italia, si tratta di un’opportunità concreta da valutare con estrema attenzione.

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