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L’informazione precontrattuale nei contratti di franchising nel diritto francese

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​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​Ultimo aggiornamento del 27.09.2024 | Tempo di lettura ca. 10 minuti



Quando ricorrono determinate condizioni, l’articolo L. 330-3 del Codice del commercio francese impone ai franchisors l’obbligo di fornire informazioni specifiche per permettere ai potenziali franchisees di assumere un impegno consapevole. In sostanza, questo obbligo comporta che il franchisor fornisca al potenziale franchisee un “documento informativo precontrattuale”, noto come “DIP”.

Anche se a volte il DIP può essere incompleto o mal redatto, questo deve essere comunque consegnato al franchisee e deve contenere informazioni accurate, complete, verificabili e aggiornate. Peraltro, la sua trasmissione è essenziale per limitare le eventuali contestazioni di nullità del contratto di franchising per vizio del consenso che sono sempre molto frequenti nelle controversie tra franchisee e franchisor.
Il presente articolo vuole contribuire a ricordare agli affilianti presenti e futuri le regole e le good practice in questo settore, che purtroppo sono ancora poco seguite.

Chi è tenuto a fornire un DIP?

L’art. L. 330-3, paragrafo 1, del Codice del Commercio francese stabilisce che “chiunque metta a disposizione di un’altra persona un nome commerciale, un marchio o un segno distintivo, richiedendo a quest’ultima un impegno di esclusività o quasi esclusività per l’esercizio della sua attività, è tenuto, prima della firma di qualsiasi contratto stipulato nell’interesse comune di entrambe le parti, a fornire all’altra parte un documento che fornisca informazioni reali che le consentano di impegnarsi con piena cognizione di causa”.

Dunque, dalla lettura del testo della norma in esame si evince che il franchisor ha l’obbligo di fornire al franchisee il DIP prima che si concluda il contratto definitivo quando sussistono due condizioni: 
  • la messa a disposizione a beneficio del franchisee di un nome commerciale, di un marchio o di un segno distinto, come, ad esempio, una licenza d’uso di un marchio;
  • l’impegno di esclusività o quasi-esclusività richiesto dal distributore per svolgere la propria attività. Il testo della norma richiede solo l’impegno di esclusività da parte del distributore che si configura come l’esclusività della fornitura, l’esclusività dell’attività o l’esclusività della concorrenza da parte del franchisee.

Tuttavia, questa condizione di “esclusività” non è soddisfatta quando esiste solo un’esclusività di natura territoriale prevista in favore del distributore e per la quale quest’ultimo non è responsabile.

Questa condizione deve essere valutata con riferimento al contratto proposto e non all’attività complessivamente svolta dal distributore (Cass. com., 19 gennaio 2010, n. 09-10.980).

L’ambito di applicazione di questo articolo è quindi particolarmente ampio, in quanto l’obbligo di fornire il DIP si applica non soltanto ai contratti di franchising, ma anche ad altri accordi di distribuzione come i contratti di licenza di marchio, i contratti di concessione commerciale e i contratti di commissione-affiliazione.

Poiché l’articolo L. 330-3 del Codice del Commercio francese non prevede eccezioni all’applicazione dell’articolo L. 330-1, sarebbe opportuno prendere in considerazione anche la possibilità di fornire il DIP all’intermediario commerciale, come un agente del commercio, purché siano soddisfatte le due condizioni sopra citate.

Quando deve essere fornito il DIP?​

Ai sensi del citato articolo L. 330-3 del Codice del Commercio francese, il DIP e la bozza di contratto proposta devono essere forniti almeno 20 giorni prima della firma del contratto.

Poiché in base a questo articolo il DIP è richiesto “prima della firma di qualsiasi contratto”, la giurisprudenza ritiene che il DIP debba essere fornito anche nel caso di un rinnovo di un contratto di franchising e anche se il contratto si intende rinnovato tacitamente (un esempio recente, CA Douai, 19 maggio 2022, n. 20/02801).
Inoltre, il DIP deve essere fornito anche “quando il pagamento di una somma è richiesto prima della firma del suddetto contratto, in particolare per ottenere la prenotazione di una zona” (articolo L. 330-3 del Codice del Commercio francese). 

Quali informazioni deve contenere il DIP?

Le disposizioni generali dell’articolo L. 330-3 del Codice del Commercio francese stabiliscono che il DIP, “il cui contenuto sarà stabilito per decreto, dovrà specificare, in particolare, l’anzianità e l’esperienza dell’impresa, lo stato e le prospettive di sviluppo del mercato di riferimento, la dimensione della rete di operatori, la durata, le condizioni di rinnovo, di risoluzione e di cessione del contratto e la portata di diritti esclusivi”.

Le informazioni che il responsabile della rete deve fornire nel DIP sono elencate con precisione nell'articolo L. 330-1 del Codice di Commercio francese, già citato nel paragrafo precedente e a cui si rimanda integralmente.

Entrando nello specifico, con riferimento al contratto di franchising, queste informazioni sono suddivise nelle seguenti sei categorie:
  • informazioni sul franchisor;
  • informazioni sul marchio concesso in licenza;
  • informazioni bancarie relative al franchisor;
  • informazioni sullo sviluppo del franchisor e della sua rete;
  • una presentazione della rete di operatori di cui si avvale il franchisor;
  • indicazione di alcune condizioni del contratto proposto e di cui il legislatore impone che l’aspirante franchisee sia preventivamente informato, e cioè la durata del contratto, le condizioni di rinnovo, di risoluzione e di cessione, nonché l’ambito dell'esclusività.

Per quanto riguarda le informazioni relative allo sviluppo del franchisor e della sua rete, queste devono contenere l’indicazione (i) dei conti annuali del franchisor relativi agli ultimi due esercizi e (ii) di una presentazione della situazione generale e locale di mercato, ossia dei prodotti o dei servizi oggetto del contratto e delle prospettive di sviluppo del mercato.

Le relazione sul mercato generale e sul mercato locale devono contenere informazioni oggettive sulla domanda e sull’offerta. Questo documento non deve essere confuso con lo studio di mercato (che comprende, invece, un’analisi della domanda e dell’offerta) che il franchisor non è obbligato a fornire e che è responsabilità del franchisee, nella sua qualità di commerciante indipendente, che deve realizzarlo per valutare la potenziale redditività economica del suo progetto.

A questo proposito, il franchisor non è obbligato a fornire al potenziale franchisee una previsione di esercizio, né è consigliabile farlo, poiché la trasmissione di previsioni di vendita troppo ottimistiche da parte dell'affiliante potrebbe fuorviare l'affiliato sulla redditività del punto vendita e di conseguenza rendere nullo il contratto di franchising.

Tuttavia, se il franchisor dovesse fornire anche queste informazioni non obbligatorie, dovrà assicurarsi che queste siano serie e veritiere e che non siano tali da viziare il consenso dell'affiliato.

Quali altre informazioni può essere tenuto a divulgare un franchisor?​

Ai sensi del primo comma dell'articolo 1112-1 del Codice Civile francese, a seguito dell'ordinanza 2016-131 del 10 febbraio 2016 che ha riformato il diritto dei contratti, “la parte che è a conoscenza di un’informazione la cui importanza è determinante per il consenso dell'altra parte deve informarne quest’ultima, se la stessa è legittimamente all’oscuro di tale informazione o ha fiducia nell’altra parte”.

Questo articolo precisa anche che “le informazioni che hanno un collegamento diretto e necessario con il contenuto del contratto o con la capacità delle parti sono di importanza decisiva”.

La giurisprudenza francese accetta regolarmente la combinazione di questa disposizione di diritto generale con la disposizione speciale dell'articolo R. 330-1 del Codice di Commercio francese, il che significa che il franchisor è obbligato a fornire al potenziale franchisee le informazioni decisive per ottenere il suo consenso, anche se tali informazioni non figurano nell'elenco contenuto all'articolo R. 330-1 del Codice di Commercio francese.

Un esempio recente di quanto appena esposto, lo ritroviamo in una sentenza del 27 marzo 2024, co cui i Giudici di Parigi hanno dichiarato nullo per frode un contratto di franchising, dopo aver richiamato le disposizioni dell’articolo 1112-1 del Codice Civile, e stabilendo che “l’occultamento fraudolento da parte di Body Concepts ha indotto Smart Relax in errore sulla redditività che l’esercizio del concetto “Smart Body” poteva generare. Tale dissimulazione, che riguardava la sostanza del contratto di franchising in cui l’aspettativa di profitto è determinante, è stata un fattore determinante per il consenso di Smart Relax, che non avrebbe concluso il contratto o lo avrebbe concluso a condizioni sostanzialmente diverse, se avesse saputo delle difficoltà finanziarie delle società che gestivano il vicino concept “Point Soleil”, citato a titolo di esempio, e delle procedure di insolvenza in corso nei loro confronti”. (CA di Parigi, 27 marzo 2024, n. 22/12665).

Quali sono i rischi nel non rispettare l’obbligo di fornire un DIP?​

Per quanto riguarda le sanzioni penali, ai sensi dell'articolo R. 330-2 del Codice di Commercio francese, la mancata trasmissione del DIP e della bozza di contratto entro i 20 giorni che precedono la data prevista per la firma del contratto è punibile con l’ammenda prevista dall'articolo 131-13, 5° comma del Codice Penale francese per i reati di quinta classe, ossia con l’importo di 1.500,00 Euro.

Per quanto riguarda le sanzioni civili, invece, la mancata trasmissione del DIP entro il termine indicato, così come anche la trasmissione di un DIP inesatto, può comportare la nullità del contratto di franchising per vizio del consenso. Tuttavia, questa violazione dell’articolo L. 330-1 del Codice di Commercio francese non comporta automaticamente la nullità del contratto, perché spetta comunque al franchisee l’onere di specificare ed identificare il vizio del consenso verificatosi.

Con una recente sentenza del 21 febbraio 2024, la Corte d’Appello di Parigi ha dichiarato nullo un contratto di franchising in quanto il mancato rispetto del termine di 20 giorni per la presentazione del DIP aveva “tratti in inganno [i rappresentanti del franchisee] sul costo del loro impegno […]. Non erano stati quindi in grado di valutare la portata e l’utilità del loro impegno e la fattibilità pratica del progetto oggetto del contratto. Poiché questi fattori erano decisivi per determinare il consenso delle parti, il vizio è evidente e il contratto è nullo”. (Corte d’Appello di Parigi, 21 febbraio 2024, n. 22/12529).

In particolare, ai sensi dell’articolo 1178 del Codice civile francese, la dichiarazione di nullità del contratto ne comporta l’annullamento retroattivo e, dunque, le parti devono tornare allo stato in cui si sarebbero trovate se il contratto non fosse stato concluso. Di conseguenza, la nullità del contratto comporta la necessità che entrambe le parti restituiscano l’una all’altra quanto ottenuto in forza del contratto e, per quanto riguarda il franchisor, questo dovrà restituire le somme a lui pagate dal franchisee (e precisamente la entry fee, le royalties pagate e il contributo alla pubblicità).

Le conseguenze della nullità di un contratto di franchising, che potrebbe arrivare anche ad invalidare gli altri contratti stipulati dal franchisor sulla base dello stesso DIP non conforme, potrebbero essere devastanti per la rete che, in ultima analisi, esiste solo attraverso gli accordi che legano il franchisor ai suoi franchisees.

In conclusione, quali sono le buone pratiche che un franchisor dovrebbe seguire nel fornire un DIP?

Per garantire la validità della propria rete di franchising, il franchisor dovrà quindi assicurarsi di fornire un DIP veritiero e che contenga le informazioni complete, accurate e aggiornate (come richiesto dall'articolo R. 330-1 del Codice di Commercio francese, ma anche dall'articolo 1112-1 del Codice Civile francese, che, come chiarito nel corso del presente articolo, è determinante per il consenso dell’aspirante franchisee).

A tal fine, il franchisor può mettere in atto le seguenti best practice:
  • farsi assistere da un consulente specializzato in diritto della distribuzione per la stesura del DIP: questo deve essere redatto con la massima cura e deve includere dichiarazioni da parte del potenziale franchisee (ad esempio, che non è vincolato da una clausola di non concorrenza che gli impedirebbe di firmare il contratto di franchising in un secondo momento), nonché un impegno di riservatezza da parte sua su qualsiasi informazione confidenziale di interesse per la rete di cui venga a conoscenza durante la fase precontrattuale. Queste precauzioni iniziali consentiranno di intervenire più efficacemente nei confronti di un aspirante franchisee che dovesse rivelarsi senza scrupoli nell’ipotesi in cui decida di avviare il processo di adesione alla rete in franchising al solo scopo di ottenere informazioni utili per iniziare un’attività concorrente;
  • ricorrere ad agenzie specializzate per la stesura di rapporti di mercato: queste agenzie hanno gli strumenti statistici per fornire informazioni complete sullo stato del mercato, che non possono essere fatte manualmente;
  • incoraggiare i potenziali franchisee a chiedere tutte le informazioni che ritengono utili per perfezionare il loro consenso: questo impedirà comportamenti opportunistici da parte di un franchisee che invocherebbe un difetto di consenso solo in caso di controversia;
  • predisporre un processo di aggiornamento periodico del DIP, in quanto (i) informazioni incomplete o non aggiornate possono essere considerate inesatte e (ii) la predisposizione di un DIP è richiesta anche in caso di rinnovo, anche se tacito, del contratto;
  • far firmare il DIP per via elettronica: non solo per evitare l’oneroso compito di conservare il DIP in formato cartaceo e di firmare e siglare a mano ogni pagina del DIP, ma anche perché le piattaforme di firma elettronica consentono di conservare la prova del contenuto del DIP (un’unica copia originale) e della sua data, grazie la marcatura temporale della firma.
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