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Pacchetto Omnibus: tra semplificazioni e sfide per la sostenibilità in azienda

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​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​Ultimo aggiornamento del 3.03.2025 | Tempo di lettura ca. 4 minuti


​Il 26 febbraio la Commissione Europea ha presentato ufficialmente il Pacchetto Omnibus, il primo di tre interventi normativi attesi per il 2025, volto a semplificare il quadro regolatorio della transizione sostenibile nel sistema economico europeo. L’obiettivo è chiaro: alleggerire gli oneri amministrativi a carico delle imprese stimolando la competitività e gli investimenti senza compromettere gli impegni ESG.

Tra le principali novità il Pacchetto di proposte interviene su due pilastri della sostenibilità: la Corporate Sustainability Reporting Directive (“CSRD”), che, a partire dal 2024, obbliga un numero crescente di imprese a pubblicare informazioni dettagliate sui loro impatti ESG, e la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (“CSDDD”), disciplinante il monitoraggio e la gestione della sostenibilità lungo le catene del valore.

Un nuovo perimetro per la CSRD ​

Una delle proposte più rilevanti introdotte dal Pacchetto Omnibus riguarda la revisione del perimetro di applicazione della CSRD. L’obbligo di rendicontazione ESG interesserà, invero, esclusivamente le imprese con almeno 1.000 dipendenti e un fatturato annuo superiore a 50 milioni di euro o un patrimonio netto superiore a 25 milioni di euro. Tale revisione ridimensiona notevolmente la platea delle imprese coinvolte, escludendo circa l’80 per cento di quelle precedentemente soggette alla normativa, per le quali i requisiti minimi erano fissati a 250 dipendenti e 50 milioni di euro di fatturato. La misura proposta favorisce, inoltre, un maggior allineamento con le soglie previste dalla CSDDD, rafforzando – secondo la Commissione – la coerenza del quadro normativo europeo. 

Le imprese che continueranno ad essere soggette alla CSRD saranno tenute a redigere i bilanci di sostenibilità in conformità agli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), i quali saranno soggetti ad un’attività di revisione per semplificare e armonizzare i dati richiesti. Le imprese escluse, invece, potranno optare per una rendicontazione volontaria, basata su uno standard semplificato sviluppato dall’EFRAG per le PMI (VSME). 

Un’ulteriore novità riguarda il posticipo di due anni, fino al 2028, degli obblighi di rendicontazione per le grandi imprese che non hanno ancora implementato la CSRD e per le PMI quotate, il cui ingresso nel regime normativo era previsto, rispettivamente, per il 2026 e il 2027. 

CSDDD: obblighi ridotti e controlli più flessibili

L’impatto della semplificazione introdotta dal Pacchetto Omnibus sulla CSDDD segna un cambiamento di rotta significativo, alleggerendo gli obblighi per le imprese e introducendo un approccio più flessibile ai controlli lungo la catena del valore. 

In primo luogo, il termine per il recepimento della direttiva slitta al 26 luglio 2028, concedendo alle imprese un anno in più per adeguarsi. 

Parallelamente, il Pacchetto introduce una razionalizzazione degli obblighi di due diligence, in particolare per quanto riguarda la valutazione degli impatti negativi effettivi e potenziali lungo la catena del valore: se le proposte della Commissione saranno approvate e recepite nel testo della Direttiva CSDDD, le imprese obbligate saranno tenute a condurre valutazioni approfondite oltre i propri partner commerciali diretti solo in presenza di informazioni plausibili che suggeriscano possibili impatti negativi. A parere della Commissione, tale approccio dovrebbe consentire di ridurre la complessità e l’impatto economico della normativa, permettendo alle imprese di concentrare le proprie risorse sul monitoraggio dei partner commerciali diretti e limitare la frequenza delle valutazioni sugli altri attori della catena del valore. 

Anche la frequenza dei controlli viene rivista: la valutazione periodica delle misure adottate per valutare i rischi ESG lungo l’intera catena del valore passerà da un obbligo annuale a uno quinquennale, con verifiche ad hoc limitate ai soli casi in cui si verifichino cambiamenti significativi. 

Semplificazioni e nuove soglie per la Tassonomia europea e il CBAM​

In parallelo alle modifiche alla CSRD e alla CSDDD, il Pacchetto Omnibus propone semplificazioni significative anche per il Regolamento Tassonomia e il Carbon Border Adjustment Mechanism (“CBAM”). 

In particolare, per le aziende rientranti nel futuro ambito della CSRD (dunque quelle con oltre 1.000 dipendenti), l’allineamento alla tassonomia diventerà volontario, riducendo del 70 per cento il numero delle imprese attualmente obbligate. Inoltre, verrà introdotta una soglia di materialità finanziaria, escludendo dall’obbligo di rendicontazione le attività meno rilevanti sotto il profilo della sostenibilità. 

Sul fronte CBAM, il Pacchetto prevede una soglia di esenzione per gli importatori con volumi inferiori a 50 tonnellate di CO2 annue, sollevando circa il 90 per cento degli operatori, in gran parte PMI, senza compromettere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Contestualmente, saranno semplificati gli obblighi di segnalazione e il calcolo delle emissioni per le imprese ancora soggette al CBAM, alleggerendo il carico amministrativo.

Quali prospettive per le imprese? ​

Il Pacchetto Omnibus dovrà ora passare al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio ma il suo contenuto ha già suscitato reazioni contrastanti. Se da un lato le imprese accolgono positivamente la riduzione degli oneri burocratici, dall’altro vi è il timore che tali semplificazioni possano attenuare gli impegni dell’Unione Europea in materia di sostenibilità. 

Quello che appare chiaro è che, al di là del ridimensionamento normativo, il mercato continua a premiare trasparenza e sostenibilità. Posticipare gli interventi in questo ambito, aspettando che sia la legge a imporre determinati standard, potrebbe rivelarsi una strategia miope: solo le aziende che investono in sostenibilità potranno incrementare il proprio valore nel lungo periodo e posizionarsi come leader nel mercato di domani. 

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