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Compliance integrata, Whistleblowing e nuovi reati presupposto: aggiornate le Linee Guida 231 per la redazione dei Modelli Organizzativi

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Ultimo aggiornamento del 02.07.2021 | Tempo di lettura ca. 4 minuti


Nell’anno del ventennale del D. Lgs. 231/2001, Confindustria ha finalmente pubblicato la versione aggiornata delle “Linee Guida per la costruzione dei modelli di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del Decreto Legislativo. 8 giugno 2001, n. 231”, approvate per la prima volta nel 2002.

Le nuove Linee Guida 231 recepiscono le novità normative e giurisprudenziali intervenute dopo l’ultima revisione del 2014, fornendo alle imprese un importante strumento per orientarle nella costruzione dei loro Modelli Organizzativi.

L’edizione 2021 mantiene inalterata la sua struttura, suddivisa in una Parte Generale e in una Parte Speciale, e contempla al suo interno numerose modifiche.

La Parte Generale suggerisce, innanzitutto, alle imprese di adottare un approccio integrato nella gestione dei rischi che possono derivare dal naturale esercizio del business aziendale, con lo scopo di razionalizzare le attività, migliorare i controlli e facilitare la condivisione dei flussi informativi tra principali soggetti interessati (compliance integrata).

Il Modello Organizzativo non vive di vita propria all’interno dell’organizzazione aziendale. Il progressivo allargamento del catalogo dei reati presupposto ex D. Lgs. 231/2001 ha rivelato, infatti, come a molte categorie di reati siano sottesi altri sistemi di gestione dei rischi che necessitano di essere integrati e coordinati con le procedure di gestione del rischio penale, ai fini dell’idoneità del Modello Organizzativo stesso. 

In particolare, e in virtù dell’estensione del catalogo dei reati presupposto - da ultimo - ai reati tributari (art. 25quinquiesdecies del D. Lgs. 231/2001), Confindustria rileva come assuma particolare importanza il coordinamento tra il Modello Organizzativo, da un lato, e i sistemi di controllo ai fini della compliance fiscale, dall’altro.

In quest’ottica, nelle Linee Guida 231 è stata introdotta anche una sezione dedicata alla comunicazione delle informazioni non finanziarie ex D. Lgs. 254/2016. Tale norma impone ad alcune categorie di enti di presentare, per ogni esercizio finanziario, una dichiarazione contenente informazioni di carattere sociale, ambientale e di governance (c.d. DNF), rafforzando la trasparenza delle informazioni sull’attività di impresa e orientando le scelte di investimento degli stakeholder anche in base alla conoscenza di informazioni di natura non economica, ma che comunque riflettono lo stato di salute, l’andamento, i risultati e l’impatto prodotto dall’ente di riferimento. 

Tra le informazioni da includere nella DNF è prevista anche la descrizione del “modello aziendale di gestione ed organizzazione delle attività dell’impresa” - incluso il Modello Organizzativo -,  costituendo un’opportunità per l’enforcement applicativo della compliance 231. 
 
Viene, poi, data indicazione in merito alla disciplina del Whistleblowing, sottolineando la necessità che le imprese:
  • prevedano, all’interno dei propri Modelli Organizzativi, canali di segnalazione di condotte illecite idonei a garantire la riservatezza dell’identità del segnalante;
  • disciplinino le modalità di presentazione e gestione delle segnalazioni, anche attraverso l’introduzione di una procedura ad hoc, individuando in modo puntuale il soggetto al quale le segnalazioni debbano essere indirizzate;
  • stabiliscano le misure sanzionatorie da applicare sia nei casi di violazione degli obblighi di riservatezza e del divieto degli atti ritorsivi o discriminatori nei confronti del segnalante, sia nei casi di segnalazioni infondate effettuate con dolo o colpa grave. 

L’attuazione delle misure prescritte in materia di Whistleblowing dovrà, inoltre, tenere conto delle implicazioni in materia di privacy, anche alla luce dell’entrata in vigore del Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR).

Con riguardo all’Organismo di Vigilanza, le Linee Guida 231 ribadiscono l’importanza, tra gli altri, dei requisiti di indipendenza e autonomia nella scelta dei suoi componenti.

Rispetto al requisito dell’indipendenza - che, in caso di composizione collegiale, dovrà essere valutata globalmente e non per ogni singolo membro -, Confindustria rileva che per i soggetti interni all’ente dovrebbero essere preferibilmente scelti soggetti “privi di ruoli operativi”.

In merito al requisito dell’autonomia, invece, viene rilevata l’importanza della dotazione di un budget annuale a supporto delle attività tecniche di verifica necessarie per lo svolgimento dei compiti previsti.
Infine, nella Parte Speciale vengono finalmente incluse le nuove ipotesi di reato presupposto introdotte negli ultimi anni - dai reati ambientali alle nuove fattispecie di reato contro la Pubblica Amministrazione, dai reati tributari a quelli di contrabbando -, precedute da alcune considerazioni di carattere introduttivo e accompagnate dall’indicazione delle principali aree di rischio e di alcuni controlli preventivi da implementare.

Il notevole lavoro di revisione delle Linee Guida 231 da parte di Confindustria rappresenta un’ulteriore conferma di come l’implementazione del Modello Organizzativo sia un’esigenza sempre più imprescindibile per le imprese operanti in Italia, al fine di prevenire il rischio di commissione dei reati presupposto e tutelarsi dall’applicazione delle consistenti sanzioni previste dal D. Lgs. 231/2001.

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Maria Hilda Schettino

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