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Sentenza della Corte Federale di Revisione tedesca sull’espressione “a zero impatto climatico” nelle pubblicità di prodotti

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​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​Ultimo aggiornamento del 3.07.2024 | Tempo di lettura ca. 3 minuti



Con la recente sentenza del 26 giugno 2024, la Corte Federale di Revisione tedesca (Bundesgerichtshof - BGH) ha stabilito che la pubblicità di prodotti contenente l'espressione "a zero impatto climatico" non è consentita a meno che la pubblicità stessa non spieghi il significato specifico di questo termine. 

La sentenza si basa sui seguenti fatti: l'attore, il Centro per la Lotta alla Concorrenza Sleale, ha intentato un'azione legale contro il produttore di dolciumi "Katjes" sulla base della seguente affermazione contenuta in una rivista del settore alimentare: "Dal 2021, (la convenuta) produce tutti i prodotti a zero impatto climatico", insieme a un logo che riporta il termine "a zero impatto climatico" e che rimanda al sito web di un "ClimatePartner". 

In realtà, i processi produttivi della società convenuta non sono privi di emissioni, limitandosi la stessa soltanto a sostenere progetti di protezione del clima attraverso il proprio "ClimatePartner".

Contrariamente a quanto sostenuto dalla Corte d'Appello, secondo la quale i lettori della rivista specializzata intenderebbero il termine "a zero impatto climatico" nel senso di un bilancio Co2 equilibrato e sarebbero consapevoli del fatto che questo possa essere raggiunto sia attraverso misure di riduzione che di compensazione, il BGH ha ritenuto che la pubblicità in questione fosse ingannevole ai sensi del paragrafo 5 (1) della legge tedesca contro la concorrenza sleale (UWG). 

Il ricorso è stato quindi accolto e la Corte ha ordinato alla convenuta di interrompere la pubblicità in conformità ai paragrafi 8 (1), 3 (1), 5 (1) della UWG e di rimborsare all’attore le spese di diffida precontenziosa.

La Corte Federale di Revisione ha motivato questa importante decisione in particolare facendo riferimento all'ambiguità della locuzione “a zero impatto climatico”, in quanto le diverse opzioni interpretative - riduzione o compensazione della Co2 - non rappresentano alternative equivalenti per raggiungere la neutralità climatica. 

Piuttosto che di semplice compensazione, sarebbe preferibile parlare di riduzione poiché il commercio di certificati Co2 e altri metodi di compensazione sono sospettati, almeno dal punto di vista dei consumatori, di essere forme del cosiddetto “green-washing”, (espressione, quest’ultima, che descrive il tentativo di un’azienda di costruirsi un’immagine “verde” attraverso speciali misure di marketing senza effettivamente ridurre l’impatto climatico della propria attività operativa).


Pertanto, non sarebbe sufficiente che il consumatore intenda l’espressione come indicativa di un bilancio di Co2 equilibrato. Il BGH sottolinea inoltre che il rischio di pubblicità ingannevole è particolarmente elevato in relazione alle pubblicità che fanno riferimento all’ambiente. 

Inoltre, secondo la Corte, la pubblicità ingannevole è rilevante anche dal punto di vista del diritto della concorrenza, poiché una presunta neutralità climatica può avere un’influenza decisiva sulla decisione di acquisto del consumatore.

In sintesi, con questa sentenza storica, la Corte Federale di Revisione tedesca stabilisce requisiti rigorosi per la pubblicità con etichette ambigue come quelle contenenti il termine “a zero impatto climatico” e rafforza così la posizione del consumatore, che in futuro beneficerà di maggiore trasparenza e chiarezza rispetto a questo genere di termini nella pubblicità di prodotti.

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