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Knowledge unlocked: Università straniere in India

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Ultimo aggiornamento del 26.05.2023 | Tempo di lettura ca. 6 minuti


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L'India vuole aprire il proprio mercato alle università straniere, rendendo possibile la costituzione di sedi secondarie nel proprio paese. Questa nuova opportunità di business rafforzerà ulteriormente il ruolo dell'india nel mercato globale? 


In un periodo molto fiorente per l’India, in cui  molti dei leader delle aziende che fanno parte della classifica Fortune Global 500 sono di nazionalità indiana, la University Grants Commission  (“UGC”) ha pubblicato una bozza di regolamento “Setting up and Operation of Campuses of Foreign Higher Educational Institutions (Foreign Institutions) in India Draft Regulations, 2023" ("Bozza di Regolamento") che ha l’obiettivo di consentire alle università straniere di aprire una propria sede secondaria in India, permettendo alle top 500 università nel mondo di offrire in India la loro prestigiosa offerta educativa. 

L’India non è nuova a queste iniziative. Infatti  alcune università hanno già approfittato di queste opportunità di business, basando la propria iniziativa su un altro regolamento,  il Regolamento IFSCA (Setting up and Operation of International Branch Campuses and Offshore Education Centres) del 2022 (“Regolamento IFSCA”). Ad esempio: la Deakin university – un’università australiana – ha aperto una sede secondaria nella Gujarat International Finance Tec-City (detta anche GIFT city). 

Il Background 

La UGC è un'organizzazione istituita dal governo indiano volta a coordinare scuole ed università  al fine di mantenere gli standard educativi. È la stessa UGC a decidere quali sono le  università indiane che possono essere riconosciute e a fornire i necessari fondi alle università e ai college. Al fine di attuare il National Education Plan, 2020  ("NEP"), l'UGC ha quindi pubblicato la Bozza di Regolamento. 

Attualmente le università straniere non possono aprire una sede in India. Ecco perché la Bozza di Regolamento costituisce un’importante iniziativa;  secondo le stime del Ministero degli Affari Esteri indiano, nel 2022, 1.324.954 di studenti hanno frequentato corsi di studio all'estero: il 61 per cento negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada e in Australia, mentre il 6 per cento in Europa, tra cui circa 35.000 studenti in Germania e quasi 6.000 in Italia, paese che è terzo nella classifica dei paesi europei in cui gli indiani decidono di studiare. 

Come afferma correttamente il NEP, il mondo si sta trasformando rapidamente in un “knowledge landscape”. I progressi tecnologici, l'intelligenza artificiale e l'apprendimento automatico potrebbero rendere alcune posizioni lavorative non necessarie. Pertanto, il NEP "immagina un sistema educativo radicato nell'etica indiana […] che contribuisca direttamente a trasformare l'India, in modo sostenibile in una società dell’educazione equa, fornendo una formazione di alta qualità a tutti".

La Procedura

Più nel dettaglio, per quanto riguarda la procedura prevista dalla Bozza di Regolamento, quest’ultima, definisce un processo di approvazione, al termine del quale verrà concessa un’autorizzazione valida per 10 anni (con possibilità di rinnovo per un ulteriore periodo di 10 anni).

Una volta concessa l’autorizzazione, le università straniere potranno avviare il processo di costituzione della propria sede in India. Tenendo conto che la Bozza di Regolamento non prescrive una forma societaria specifica, occorrerà valutare quale sia quella più appropriata.

Secondo la Bozza di Regolamento, inoltre, i movimenti transfrontalieri di fondi e la gestione di conti in valuta estera, le modalità di pagamento, le rimesse e il rimpatrio saranno regolati sulla base del Foreign Exchange Management Act (FEMA) 1999. Nel caso in cui le istituzioni straniere siano a scopo di lucro, i profitti potranno  poi essere   trasferiti nel Paese d'origine.

Sul tema occorre poi sottolineare  che le rimesse all'estero sono regolate dal FEMA. Sulla scorta di tale legge , sarà importante strutturare la relazione tra le istituzioni estere e la loro sede indiana in modo da stabilire quali servizi vengono effettivamente offerti dalle istituzioni estere e quali sono ad esempio le licenze a disposizione, oltre che a stabilire in che modo le università estere possano richiedere delle fees alle sedi indiane.  Sarà pertanto necessario effettuare un’attenta valutazione strategica con i propri consulenti prima di iniziare il processo autorizzativo. 

IFSCA – un alternativa?

Come anticipato, l'International Financial Services Centre Authority (IFSCA) ha autorizzato l'università australiana Deakin University ad aprire una sede a  GIFT city. La Deakin University è quindi la prima università straniera ad avere  aperto  una sede in quell’area.  

Come similmente previsto nella  Bozza di Regolamento dell'UGC, secondo il Regolamento IFSCA, l’apertura di una sede in India è possibile solo per le istituzioni straniere che si posizionano tra le prime 500 nella classifica globale o nella classifica QS World Universities and Foreign Education Institutions di “alta reputazione”. A differenza della Bozza di Regolamento, il Regolamento IFSCA è più dettagliato, pur applicandosi solo in un’area geografica più limitata.

In particolare, la  Deakin University è  autorizzata a offrire corsi di gestione finanziaria, FinTech, Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica, per facilitare la disponibilità di risorse umane di alto livello per i servizi finanziari e tecnologici. 

La Deakin University, tuttavia, è tenuta a creare le infrastrutture necessarie entro 180 giorni dall’autorizzazione, che ha una validità di soli  5 anni (con possibilità di  rinnovo per altri 5 anni).
In definitiva, la costituzione di una sede secondaria – sulla base del Regolamento IFSCA -nella GIFT city potrebbe essere un'opzione per le università che non vogliono aspettare la pubblicazione del Regolamento dell'UGC, che  tuttavia, potrebbe offrire una soluzione migliore a lungo termine, dando maggiore flessibilità per quanto riguarda la regione geografica in cui costituire la sede secondaria. 

Un quadro più ampio

È bene sottolineare che la Bozza di Regolamento prevede anche  il riconoscimento dei titoli di studio all’estero, infatti, nella sezione 4.2 (ii), è previsto che le istituzioni straniere debbano impegnarsi, durante le procedure di approvazione, a far sì che le qualifiche rilasciate agli studenti nella sede indiana siano riconosciute e trattate come equivalenti alle corrispondenti qualifiche rilasciate nella sede principale.
Ciò è molto importante anche per quel che riguarda l’ottenimento dei visti di lavoro all’estero. Infatti, molto spesso occorre essere dotati di un titolo di studio riconosciuto nello Stato richiesto per ottenere il visto. Il riconoscimento automatico consentirebbe agli studenti indiani  di possedere tale requisito per poter ottenere il visto per un paese estero. 

Sul tema del riconoscimento automatico dei titoli universitari, degno di nota è il  "Mechanism for the Mutual Recognition of Qualifications" sottoscritto da Australia e India il 2 marzo 2023. Questo regolamento ha lo scopo di aumentare la mobilità degli studenti e delle persone in cerca di lavoro. Inoltre, dovrebbe migliorare la procedura di riconoscimento delle qualifiche nei due Paesi. 

Anche l’Unione europea e l'India stanno cercando di trovare un accordo che preveda il riconoscimento automatico dei titoli di studio (il “Free Trade Agreement”). Considerata la mancanza di forza lavoro qualificata in Europa, è auspicabile che tale accordo venga sottoscritto al più presto.

Prospettiva 

Nel complesso, la Bozza di Regolamento deve essere vista come un primo passo per portare in India un'istruzione e una formazione di alto livello. Inoltre, darà all'India l'opportunità di diventare non solo un importante hub nel settore manufatturiero ma anche un hub nell’istruzione, rafforzando ulteriormente il suo ruolo a livello globale. Questa nuova normativa rappresenta altresì una grandissima  opportunità per le università straniere, che  avranno la possibilità di farsi conoscere in India e formare  nuovi talenti che altrimenti non avrebbero avuto la possibilità di intraprendere un percorso formativo e di istruzione di qualità e prestigio.  Talenti che poi ben potranno decidere di trasferirsi in Europa per trovare impiego. 

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