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Sostenibilità: obblighi e responsabilità nel nuovo contesto normativo europeo

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​Ultimo aggiornamento del 4.05.2023 | Tempo di lettura ca. 4 minuti


La CSRD (Corporate Sustainability Reporting Standard Directive, Direttiva 2022/2464/UE), pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 16 dicembre 2022, verrà applicata a partire dal 1 gennaio 2024 e va a modificare la normativa esistente in materia di rendicontazione della sostenibilità, nonché quella in materia di revisione legale.

La CSRD è stata adottata per rispondere alle pressanti esigenze dei consumatori e degli investitori e vuole dare un forte contributo al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo che si propone di trasformare l'UE in un'economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse, competitiva e neutrale dal punto di vista delle emissioni nette di gas a effetto serra.

La Direttiva prende atto della necessità di una migliore qualità ed uniformità dei dati relativi agli impatti ESG comunicati dalle imprese e risponde imponendo chiari obblighi di responsabilità e trasparenza, prevedendo – a garanzia dell’accuratezza dei dati oggetto di rendicontazione – la loro revisione obbligatoria, adeguandosi agli standard ESRS - EFRAG (inerenti alla presentazione del bilancio, alla valutazione degli attivi e passivi, alla contabilità delle imposte, agli strumenti finanziari, etc.), e a quelli GRI (aggiornati a gennaio 2023, rappresentano le buone pratiche per la reportistica pubblica in merito a una gamma di impatti economici, ambientali e sociali), con assunzione di responsabilità da parte dell’organo amministrativo e un adeguato apparato sanzionatorio.

La CSRD, quindi, oltre ad estendere la portata degli obblighi di informativa ad una più ampia platea di imprese, prevede l’introduzione di standard di rendicontazione uniformi e dettagliati (in via di progressiva definizione da parte di EFRAG) e l’obbligo di certificazione.

Ma non solo. La CSRD contribuisce anche a fare maggior chiarezza su alcuni elementi chiave del processo che conduce alla rendicontazione, partendo dal principio della doppia rilevanza (o “doppia materialità”) ed eliminando ogni ambiguità circa il fatto che le imprese debbano comunicare sia le informazioni relative agli impatti dei fattori sociali ed ambientali sulla loro attività, sia quelle relative agli impatti dell’attività d’impresa sulle persone e sull'ambiente.

Inoltre, impone alle imprese di rendicontare in merito alla loro strategia, ai loro obiettivi, al ruolo del consiglio di amministrazione e della dirigenza, alle ripercussioni negative legate all'attività dell’impresa e alla sua catena del valore, alle attività immateriali (comprese quelle di ricerca e sviluppo) e, non da ultimo, alle stesse modalità con cui i dati sono stati individuati e determinati.

Quanto all’oggetto dei dati, la CSRD precisa che le imprese devono comunicare informazioni  qualitative e quantitative,  prospettiche e retrospettive e, a seconda dei casi, informazioni di breve, medio e lungo periodo.

Ma la vera rivoluzione, forse passata un pò sotto silenzio, riguarda gli obblighi di governance e la correlata responsabilità dell’organo amministrativo.

La CSRD, infatti, prevede la responsabilità collettiva dei membri degli organi di amministrazione, gestione e controllo dell'impresa, e specifica le tipologie minime di sanzioni e di misure amministrative che gli Stati membri devono prevedere in caso di violazioni alla normativa nazionale di recepimento della Direttiva.

Un ulteriore aspetto importante riguarda il fatto che ai sensi della CSRD un'impresa può essere esentata dagli obblighi di informativa finanziaria consolidata ma non dagli obblighi di informativa consolidata sulla sostenibilità, con la conseguenza che anche le imprese minori, che non hanno obblighi di rendicontazione diretti, se parte di un gruppo devono comunque attrezzarsi per fornire dati accurati alla capogruppo ai fini della rendicontazione consolidata.

Dalla sintesi che precede si evince come la portata delle novità introdotte dalla CSRD vada ben oltre l’ampliato campo di applicazione e come sia necessario, ed anzi urgente, impostare sin da subito un’adeguata governance della sostenibilità che divenga parte integrante della gestione d’impresa, mettendo al centro il concetto della Due Diligence, della dovuta diligenza, ovvero l’obbligo di agire informato e di rendere conto.

Tali obblighi di dovuta diligenza riguardano l'intera catena del valore dell'impresa, comprese le sue attività, i suoi prodotti e servizi, i suoi rapporti commerciali e le sue catene di fornitura. 

In estrema sintesi possiamo dire che la nuova normativa europea impone all’impresa (e, in particolare, all’organo amministrativo) di governare la sostenibilità, facendone oggetto di strategia integrata a medio-lungo termine. 

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Rita Santaniello

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