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Il Cookie Wall e le testate giornalistiche online

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Ultimo aggiornamento del 20.10.2022 | Tempo di lettura ca. 3 minuti


Il Garante Italiano per la Protezione dei Dati Personali ha attivato un'istruttoria su testate e editori online che limitano l'accesso ai contenuti da parte dei propri utenti. 

Infatti, secondo il comunicato stampa del 18 ottobre dell'Autorità "diverse testate giornalistiche online, siti web e società operanti su Internet nel settore televisivo, hanno implementato sistemi e filtri, condizionando l'accesso ai contenuti a un abbonamento (c.d. “paywall”) o, in alternativa, al rilascio del consenso da parte degli utenti all'installazione di cookie e altri strumenti di tracciamento dei dati personali (c.d. “cookie wall”)".

Nelle Linee Guida sui cookie e altri strumenti di tracciamento del giugno 2021, l'Autorità ha aggiornato i requisiti in materia di consenso, banner e gestione dei cookie all'evoluzione tecnica di tali strumenti. 
Tra tali prescrizioni, l'Autorità ha dichiarato l'illiceità del cookie wall. Secondo il Garante, tale pratica non consentirebbe agli utenti di accedere ai contenuti di una pagina web se non previo consenso ai cookie. Considerando la contrarietà gli artt. 7 e 4, n. 11) del GDPR di queste funzioni, l'Autorità le ha ufficialmente bandite. 

Tale meccanismo è stato infatti considerato come violazione del requisito della "libertà" del consenso, quindi illecito, salvo ipotesi da verificare caso per caso. Ad esempio, può essere ammesso quando "il sito web offre all'interessato la possibilità di accedere a contenuti o servizi equivalenti senza dare il consenso all'installazione e all'uso di cookie o altri strumenti di tracciamento".

L'iniziativa di indagine sulle piattaforme di informazione online potrebbe essere un altro giro di chiave per la combinazione tra privacy e regolamentazione dei consumatori sui siti web. 

L'accesso selettivo potrebbe infatti essere il prossimo bersaglio delle autorità, anche se a partire dall'industria dell'informazione? Se sì, potrebbe essere a maggior ragione un ulteriore fondamento al diritto alla libera informazione, che nella società dell'informazione è spesso nascosto dietro la verità della monetizzazione dei dati. 

Probabilmente il data-spying sta divenendo un vero e proprio compromesso per sopravvivere agli anni 2020 e per continuare a usare la tecnologia come parte della nostra vita (o come l’accessorio ormai indispensabile per le nostre attività). In ogni caso, nuove regolamentazioni sono dietro l’angolo. 

Ne è un esempio la bozza del Digital Service Act, recentemente approvata dal Consiglio e che è volta a regolare il settore delle piattaforme online e dei motori di ricerca. 

L’insegnamento di quanto sta operando il Garante è che è strettamente importante conoscere le norme di ogni Stato membro in materia di protezione dei dati, sotto lo specchio del GDPR e delle altre normative di settore applicabili. 

Tutti i settori, in particolare quelli dell’online, devono poter essere in grado di far funzionare correttamente il proprio business, in combinato disposto con la tecnologia e con le misure a tutela dei dati personali previste dalle norme. 

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