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Linee guida CNDCEC per il calcolo dell’EBITDA e della PFN ai fini valutativi e negoziali - Parte 1

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​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​Ultimo aggiornamento del 8.04.2024 | Tempo di lettura ca. 4 minuti


L’EBITDA e la Posizione Finanziaria Netta sono due grandezze contabili a cui si fa frequente ricorso sia nella valutazione delle performance sia nelle operazioni straordinarie in quanto rappresentano condivisibili misuratori di performance e sostenibilità aziendale.

Il 15 marzo scorso il CNDCEC ha pubblicato un documento di ricerca che approfondisce la modalità di determinazione dell’EBITDA (Margine operativo lordo o “Earnings before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization”) e della PFN (“Posizione Finanziaria Netta”). 

Queste due grandezze contabili sono considerate i principali indicatori di stima della performance aziendale soprattutto nell’ambito di operazioni straordinarie assumendo un ruolo cruciale nella fissazione del prezzo ai fini negoziali.

Nel presente articolo ci soffermeremo sulla nozione di EBITDA quale elemento alla base della valutazione dell’impresa. L’EBITDA ha infatti l’ambizione di approssimare la generazione di cassa, concretizzandosi nella misurazione di un flusso di cassa operativo derivante dall’andamento economico del periodo.

Inoltre, molto spesso tale misura viene anche utilizzata in rapporto ad altre grandezze economiche: si pensi al rapporto tra EBITDA e ricavi o valore della produzione che individua il cosiddetto Ebitda margin oppure al rapporto PFN/EBITDA che rappresenta un importante indice di sostenibilità finanziaria.
In relazione alla nozione di EBITDA, con riferimento ai bilanci redatti in base ai principi contabili italiani (“OIC”) e al Codice Civile, questo viene ad identificarsi generalmente quale differenza tra il valore della produzione (voce “A” del conto economico) e i costi della produzione (voce “B” del conto economico) con esclusione degli ammortamenti e delle svalutazioni (voci B-10-a e B-10b e B-10-c).

Nell’impostazione qui esposta solo le svalutazioni delle immobilizzazioni sono escluse dal calcolo dell’EBITDA in quanto la svalutazione di un’immobilizzazione consiste in una perdita di valore del cespite di natura esclusivamente economica cui non corrisponde una contropartita di variazione monetaria. Discorso differente, invece, riguarda le svalutazioni di crediti (B-10-d), così come le voci di accantonamenti per rischi (B-12) e altri accantonamenti (B-13), in quanto esse corrispondono effettivamente a mancati introiti e quindi assimilabili a componenti negativi di redditi monetari.

In merito all’inclusione o esclusione di alcune voci in un’ottica di valutazione della performance economica, gli elementi che compongono l’EBITDA sono prevalentemente caratterizzati da una presunta manifestazione finanziaria. Tuttavia, questo principio può non valere per alcune voci quali, ad esempio, gli incrementi delle immobilizzazioni per lavori interni, gli altri ricavi, le svalutazioni dei crediti compresi nell’attivo circolante e delle disponibilità liquide e gli accantonamenti per rischi.

Generalmente, tali voci vengono incluse nella misurazione dell’EBITDA, tuttavia è consigliabile adottare un approccio case-by-case, al fine di valutarne nel concreto il trattamento più idoneo.

A fini negoziali, l’utilizzo dell’EBITDA persegue obiettivi potenzialmente diversi da quelli sopra esposti ed è funzionale a catturare la “normale generazione di cassa” di una società. Questo può comportare l’effettuazione di alcune rettifiche volte a normalizzare l’EBITDA (ottenuto tramite il metodo precedentemente individuato) apportando i seguenti aggiustamenti:
  1. + i costi di leasing finanziario (inclusi nella voce B8);
  2. -/+ le rettifiche per operazioni non conformi al mercato con le parti correlate e
  3. -/+ eventuali ricavi o costi inusuali e non ricorrenti come minusvalenze o plusvalenze realizzate in occasione delle cessioni di rami di attività, costi o proventi derivanti da rivalutazioni/svalutazioni, indennizzi assicurativi, contributi pubblici ottenuti a seguito di norme temporanee.

Il documento sottolinea anche la necessità di considerare, nel processo di normalizzazione dell’EBITDA, alcune peculiarità che connotano le imprese a conduzione familiare per le quali è doveroso fare riferimento e considerare anche voci quali:
  • costi discrezionali e non strettamente funzionali alla normale operatività aziendale, come spese di rappresentanza, spese per sponsorizzazioni, benefit per il management e altre spese ancillari senza una contestuale contropartita economica;
  • spese/ricavi della società non imputabili alla stessa ma all’imprenditore e alla sua famiglia;
  • compensi e bonus dell’imprenditore e dei familiari che si discostano in maniera significativa dai valori di mercato;
  • stipendi a familiari non strategici per l’attività;
  • operazioni correlate impresa/famiglia.

Per finalità negoziali, vi sono ulteriori attività di rettifica dell’EBITDA che sono normalmente proposte in fase di Due Diligence finanziaria come, ad esempio, le rettifiche per approcci contabili ritenuti non conformi ai principi di riferimento o comunque alla miglior prassi di settore nonché le rettifiche che individuano l’assenza o la carenza di costi di struttura ritenuti “normali” secondo le migliori prassi.

Inoltre, in caso di operazioni straordinarie che implicano una riorganizzazione societaria o modifiche del business tali da mutare l’assetto aziendale futuro, potrebbe essere necessario effettuare ulteriori normalizzazioni dell’EBITDA in un’ottica prospettica al fine di considerare ad esempio cambiamenti nel management, cessazione di canoni locazioni o rilocazione delle sedi e così via.

Da ultimo, si segnala che per i soggetti IAS/IFRS adopter è opportuno considerare alcuni ulteriori aspetti:
  • libertà degli schemi di reporting: ad oggi i principi contabili internazionali non prevedono degli schemi di bilancio obbligatori. Pertanto, nel calcolo dell’EBITDA occorrerà definire caso per caso gli aggiustamenti e le correzioni da apportare di modo che tale grandezza rifletta effettivamente la capacità potenziale dell’impresa di generare cassa;
  • ​​nonostante il percorso di armonizzazione in essere fra OIC e IAS/IFRS continuano a presentarsi delle divergenze contabili nel trattamento di talune voci (si pensi al differente trattamento contabile che interessa i contratti di leasing) che richiedono particolare attenzione laddove si voglia addivenire ad una misurazione corretta dell’EBITDA.​

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