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Direttiva CSRD: nuove regole per la rendicontazione di sostenibilità

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​Ultimo aggiornamento del 22.11.2022 | Tempo di lettura ca. 3 minuti


Il 10 novembre scorso il Parlamento Europeo ha adottato in via definitiva la Direttiva in tema di comunicazione societaria sulla sostenibilità (CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive) inizialmente proposta dalla Commissione Europea ad aprile 2021.

Nonostante il periodo molto complicato a livello internazionale (guerra, crisi energica, inflazione e così via) l’Unione Europea ha dato un segnale molto forte della direzione che vuole continuare a seguire, infatti, la Direttiva CSRD rappresenta un caposaldo del Green Deal europeo e dell'Agenda per la finanza sostenibile e rappresenta un passaggio fondamentale per una più  ampia politica UE finalizzata a un minor impatto sul Pianeta e a un maggior rispetto dei diritti umani da parte delle imprese.

La citata Direttiva ha profondamente modificato e completato un contesto del tutto carente in tema di legislazione sulla dichiarazione di informazioni non finanziarie. La CSRD, infatti, introduce obblighi di trasparenza più puntuali sull'impatto delle imprese sull'ambiente, sui diritti umani e sugli standard sociali.

Le imprese saranno soggette a controlli e certificazioni indipendenti per assicurare che i dati forniti siano affidabili. La dichiarazione sulla sostenibilità sarà equiparata a quella finanziaria permettendo agli investitori di disporre di dati comparabili e attendibili. 


Le novità della Direttiva CRSD rispetto alla NFRD

  • Estende l’obbligo di comunicazione societaria sulla sostenibilità a un numero di aziende più ampio (vedasi paragrafo successivo);
  • Rende obbligatoria la verifica delle informazioni di sostenibilità riportate. La normativa italiana  prevede la revisione da parte di un “soggetto abilitato allo svolgimento della revisione legale appositamente designato”;
  • Introduce requisiti di rendicontazione più dettagliati. Ad esempio, viene chiarito il principio di “doppia materialità”;
  • Introduce l’obbligo di rendicontare secondo gli standard di rendicontazione di sostenibilità dell’UE. La Commissione ha affidato al gruppo consultivo europeo per le relazioni finanziarie (EFRAG) lo sviluppo di tali standard;
  • Richiede alle aziende di rendere digitalmente disponibili le informazioni riportate, in modo che siano divulgate in formato digitale.

Criteri di applicazione  e prossime tappe

I nuovi obblighi UE di trasparenza sulla sostenibilità si applicheranno a tutte le grandi imprese, quotate in borsa o meno, comprese le imprese estere che fatturano più di 150 milioni di euro nell'UE. 

Le regole inizieranno ad essere applicate tra il 2024 e il 2028:
  • dal 1° gennaio 2024 per le grandi imprese di interesse pubblico (con più di 500 dipendenti) già soggette alla direttiva sulla dichiarazione non finanziaria, con scadenza della pubblicazione dei dati nel 2025;
  • dal 1° gennaio 2025 per le grandi imprese non ancora soggette alla direttiva sulla dichiarazione non finanziaria (con più di 250 dipendenti e/o 40 milioni di euro di fatturato e/o 20 milioni di euro di attività totali), con scadenza nel 2026;
  • dal 1° gennaio 2026 per le PMI e le altre imprese quotate, con scadenza nel 2027. Le PMI possono scegliere di non partecipare fino al 2028.

Standard di rendicontazione

A completare il quadro, l’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) ha approvato la versione finale degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) che stabiliscono le regole e i requisiti per la rendicontazione da parte delle aziende degli impatti, delle opportunità e dei rischi legati alla sostenibilità, secondo quanto previsto dalla CSRD.

Il testo degli standard ESRS è consultabile sul sito www.efrag.org ; i principi verranno ora valutati e approvati (entro giugno 2023) dalla Commissione Europea.

L’adozione della Direttiva CSRD e l’approvazione degli Standard ESRS rappresentano un fondamentale passaggio verso un  nuovo, completo, coerente e comparabile sistema di rendicontazione della sostenibilità in Europa con l’auspicio di ridurre il fenomeno del greenwashing  rendendo le imprese più responsabili.

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Stefano Damagino

Dottore Commercialista e Revisore legale

Associate Partner

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